Sant’Antonio da Padova

copatrono del Movimento dei SI

La sua festa si celebra il 13 giugno, giorno in cui, nell’anno 2015, il Movimento de i Servi inutili del Buon Pastore è stato approvato in forma definitiva e senza restrizioni da S.E.R. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino

È il Patrono della Realtà locale SI di Como.

 

La sua vita

Fernando – così fu battezzato – nasce nel 1195 a Lisbona da una nobile e ricca famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione.  Contro il desiderio dei suoi genitori che lo volevano cavaliere, a quindici anni decide di farsi monaco secondo l’esempio di S. Agostino. Studia scienze e teologia, prega, però non è contento perché nel convento si fa una vita troppo comoda. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi. Questo fatto fa nascere in Fernando il desiderio di diventare anche lui missionario. Chiede e ottiene di poter diventare francescano e prende il nome di Antonio. S’imbarca subito diretto in Africa, ma durante il viaggio si ammala gravemente di malaria. In più la nave fu spinta da una tempesta verso la Sicilia. Così sbarca a Messina. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. Invitato a una riunione di francescani ad Assisi, può ascoltare S. Francesco, che lo fa andare al piccolo eremo di Montepaolo, presso Forlì di Romagna. Per circa un anno e mezzo vive pregando molto e accontentandosi di un sacco per vestito e di paglia per letto; svolgendo lavori molto semplici, anche in cucina. Un giorno deve scendere con gli altri frati in città, per assistere nella chiesa di San Mercuriale all’ordinazione di nuovi sacerdoti; per la prima volta predica alla presenza di tanta gente. Ad Antonio è assegnato l’impegno di predicare e insegnare dallo stesso S. Francesco.  Da quel giorno si scopre che Antonio sa tante cose di Dio, conosce e spiega molto bene il Vangelo, le sue parole arrivano al cuore di chi lo ascolta. Per tre anni viaggia senza risparmio: predica specialmente in Emilia-Romagna, in Toscana, in Francia. Nel frattempo muore S. Francesco e il nuovo responsabile dei francescani sceglie Antonio come guida di tutti i fratelli di mezza Italia. Antonio apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, va a Firenze, poi si stabilisce definitivamente a Padova.  In tanti vogliono vederlo, chiedergli consiglio e aiuto.  Per riposarsi un po’ si ritira a Camposampiero, vicino a Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa costruire una stanzetta tra i rami di un grande albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna nella sua stanzetta tra i rami del noce. Rimane a Padova sino alla morte avvenuta il 13 giugno 1231. La sua tomba è dentro la grande basilica, meta di continui pellegrinaggi.

Si racconta

Sono tanti i miracoli attribuiti a s. Antonio, sia in vita sia dopo la sua morte.

Nel tempo in cui Antonio abitò in cima al grande noce, la gente accorreva così numerosa ad ascoltarlo che i campi attorno erano tutti calpestati. Il contadino si infuriò vedendo il grano tutto rovinato: ma S. Antonio con un cenno della mano, fece risollevare tutte le spighe e il contadino si mise in pace.

Una notte, il conte Tiso recatosi a controllare come stesse Antonio nella sua stanzetta in cima all’albero, fu attirato da una grande luce che usciva dal suo rifugio e vide Gesù Bambino far visita al Santo. Per questo S. Antonio è raffigurato con Gesù bambino in braccio.

Un contadino ubriaco, non riuscendo a salire in groppa al suo asino, decise di pregare S. Antonio. Alla fine si sentì così leggero che, spiccato il salto, ruzzolò dall’altra parte della cavalcatura, esclamando: “Troppa grazia, S. Antonio”!

Ancora oggi è uno dei santi più pregati per invocare aiuto e guarigioni.

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